Valle d'Itria

Le Casedde della Valle d'Itria


Il termine dialettale casedda è arcaico e deriva dal latino medievale casella, come documentano fonti con chiaro riferimento ai manufatti rustici sparsi nelle campagne.

Si tratta dell'evoluzione di più antiche architetture in pietra a secco presenti sull'intera campagna pugliese, con forme e funzioni diverse in base al lavoro pastorale e agricolo. Quelle arcaiche costruzioni furono il modello costruttivo che i contadini della Valle d'Itria imitarono quando edificarono, soprattutto nell'Ottocento,  le proprie dimore stanziali in campagna per praticare la vitivinicoltura.

Dall'originaria capanna di pietra monocellulare si passò a strutture con più ambienti intercomunicanti per mezzo di archi a tutto sesto e voltati a cono. In genere l'interno era costituito da un grande trullo, la zona giorno, collegato agli arcuoli (piccoli vani) dove si dormiva; il vano provvisto di focolare era la cucina, con le caratteristiche panche litiche addossate ai muri laterali. L'originaria base circolare del trullo fu nel tempo trasformata in un quadrato, rendendo più funzionale lo sfruttamento degli spazi abitativi interni, specialmente per la collocazione degli arredi integrati sempre da nicchie ricavate nello spessore dei muri.

Se si esplora la campagna della Valle d'Itria si possono ammirare casedde dalle diverse forme. Ad Alberobello e nella campagna pertinente, per esempio, il modello più diffuso presenta i coni direttamente poggianti sulle basi perlopiù circolari, rimandando alla vecchia capanna di pietra. Nelle campagne tra Martina Franca, Cisternino, Locorotondo e Ceglie Messapica sono diffuse casedde a pianta circolare e quadrata raccordate con le volte coniche mediante cilindri, così da consentire una facile deambulazione sui tetti per la manutenzione.

La muratura in pietra a secco, rimasta tale per i ricoveri pastorali e agricoli, nelle casedde fu ripetuta solo nelle volte coniche, mentre per le basi si utilizzò il legante costituito da bolo, la terra rossa, impastato con calce e acqua. Con il latte di calce si tinteggiavano le pareti interne dei trulli, volte coniche comprese, mentre all'esterno solo le basi, lasciando a vista le chiancarelle dei coni. La volta a trullo è costituita da un cono interno, la candela, formato da anelli di pietre disposti in giri concentrici e decrescenti verso il vertice; esternamente il cono è rivestito dalle chiancarelle, le sottili lastre calcaree, disposte come tegole che rendono impermeabile la struttura, convogliando nelle cisterne domestiche le acque piovane mediante  canali di scorrimento; le cisterne si scavavano ovviamente prima di innalzare il trullo, lavoro utile anche al reperimento di materiale litico da costruzione che, se insufficiente, si trasportava da vicine cave.

Tra la candela e le chiancarelle  c'è un intercapedine colma di pietrame che facilita il ricambio d'aria all'interno dell'abitazione. La stessa intercapedine è presente nei muri perimetrali di un trullo, spessi fino a due metri e leggermente inclinati a scarpa. Analizzando la tecnica di costruzione originale, i trulli rappresentano un modello edilizio ecocompatibile per il materiale impiegato, la pietra, che garantisce una confortevole inerzia termica nella modalità in cui viene assemblata; l'altezza della volta conica assicura una notevole riserva d'aria. Le proprietà termiche della struttura sono, inoltre, accentuate dalla calce coprente poiché ricavata dalla cottura della stessa pietra calcarea. Il detto popolare "i trulli sono caldi d'inverno e freschi d'estate" ovviamente vale se abitati costantemente, poichè le spesse murature conservano il calore a lungo e proteggono dalla calura estiva. Questa teoria, specialmente per il calore, valeva soprattutto in passato quando non esistevano i moderni impianti di riscaldamento che rendono confortevoli i soggiorni nei trulli anche se non abitati tutto l'anno.

In Valle d'Itria i trulli è possibile ammirarli sparsi in tutta la campagna e nelle Contrade. Nelle Contrade in particolare si possono ammirare spesso i trulli sovrani (il più famoso è ad Alberobello); si tratta di trulli costituiti da monumentali coni in cui si ricavano primi piani,  da cui il termine originario " soprano ", ossia vano di sopra. Altri trulli si possono ammirare nelle masserie dove originariamente erano gli ambienti di servizio accanto alle case padronali, alcuni trasformati in confortevoli strutture ricettive come B & B e agriturismi.



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