Gli Ulivi di Puglia, i giganti verdi che popolano la costa ionica e adriatica, identitari di questa splendida terra.
Bizzarre sculture in movimento, ora contorte ora fuse in sinuosi abbracci, talvolta evocano l'arcano con spettrali sembianze, altre appaiono come giganti buoni oppure sembrano danzare. Così gli ulivi di Puglia scatenano la fantasia specialmente se modellati dal vento, da sempre abile scalpellino. Plurisecolari e monumentali gli ulivi in Puglia sono onnipresenti negli agri comunali, dal promontorio del Gargano alla Terra di Bari, passando per le Murge e fino alla penisola salentina. L'ulivo nella regione è la principale coltura arborea e la Puglia è la prima produttrice di olio in Italia.
Quasi certamente la coltivazione dell'ulivo in Puglia fu introdotta dagli Achei, nell'VIII secolo, che intuirono subito le particolari condizioni favorevoli ambientali. Col declinare delle prime colonizzazioni elleniche della Regione arrivarono i Romani che svilupparono molto le potenzialità agricole del territorio. Essi, tra le altre attività, svilupparono le colture arboree, in particolare quella dell'ulivo. Plinio il Vecchio scrisse di una ottima produzione dell'oliva Sallentina nel tarantino e nel leccese. L'imperatore Traiano per celebrare la costruzione della Via Traiana fece coniare una moneta che aveva sul dritto la sua effige e sul rovescio la Via Traiana rappresentata da una giovane fanciulla che reggeva nella mano sinistra un ramoscello di ulivo, una rappresentazione simbolica dell'Apulia; la Via Traiana collegò Benevento a Brindisi sul tracciato di una più antica via di epoca repubblicana. Con la caduta dell'Impero Romano e l'invasione dei Barbari e dei Saraceni si ebbe un forte declino della coltivazione dell'ulivo e della produzione di olio, che si prolungò nel tempo. Alla fine del Medioevo rifiorirono anche in Puglia le coltivazioni arboree tra cui gli ulivi, grazie anche alla forte richiesta dei mercanti europei e delle Repubbliche marinare. Nel tempo il progresso in campo agricolo migliorò la coltivazione dell'ulivo con il contributo di molti ricercatori. Ricordiamo il contributo che fu dato dallo studioso Giovanni Presta di Gallipoli, che nel 1794 pubblicò il trattato Dell'ulivo, delle olive e della maniera di cavare l'olio. Poi si arriva ai giorni nostri con un ammodernamento industriale nel settore.
Così nel corso dei secoli la Puglia è diventata quell'immenso uliveto, che non è solo una risorsa economica ma anche un inestimabile patrimonio turistico-culturale poiché agli ulivi sono associati anche i suggestivi frantoi ipogeici, luoghi ora dismessi perché sostituiti da moderni frantoi oleari ma di grande interesse storico e archeologico, provvisti di macine a trazione animale, torchi, vasche, recipienti in argilla per conservare l'olio, un enorme focolare, stalle, mangiatoie per il bestiame utilizzato e improvvisati giacigli per i lavoranti che per qualche mese non vedevano la luce del sole.
Così nel corso dei secoli la Puglia è diventata quell'immenso uliveto, che non è solo una risorsa economica ma anche un inestimabile patrimonio turistico-culturale poiché agli ulivi sono associati anche i suggestivi frantoi ipogeici, luoghi ora dismessi perché sostituiti da moderni frantoi oleari ma di grande interesse storico e archeologico, provvisti di macine a trazione animale, torchi, vasche, recipienti in argilla per conservare l'olio, un enorme focolare, stalle, mangiatoie per il bestiame utilizzato e improvvisati giacigli per i lavoranti che per qualche mese non vedevano la luce del sole.
Uno scenario spettacolare degli Ulivi di Puglia si può godere dall'alto delle colline della Murgia brindisina dove l'affaccio è a tratti a strapiombo sulla sterminata Piana degli Ulivi. Da qui la vista si perde nel mare verde argenteo delle chiome arboree, che poi lascia spazio all'orizzonte all'azzurro del mare Adriatico. Immergersi un un uliveto pugliese è un'avventura in cerca di giganti buoni, dove l'atmosfera ti avvolge, se di giorno, con un costante frinire delle cicale che dapprima è assordante poi diviene ipnotico. Agli alberi di ulivo quasi sempre sono associate altre colture, gli ortaggi nella pianura adriatica soprattutto.
Là dove inerpicandosi gli ulivi risalgono la collina murgiana ecco che sono associati anche mandorli e viti, mentre sulla pianura tarantina gli agrumi. Insomma un paesaggio mutevole viene offerto dai patriarchi verdi pugliesi tanto preziosi. Un detto popolare, infatti, rammenta che gli ulivi si piantavano e si attendevano pazientemente i primi consistenti frutti dopo tanti anni; chi li piantava era consapevole che di quei frutti non avrebbe goduto pienamente, ma era felice di lasciare una preziosa eredità ai propri figli. I fatti non smentiscono il detto se si considera che l'olio è l'oro verde di Puglia.
L'ulivo è stato utilizzato in tanti modi, non solo i suoi frutti, l'olio e le olive, ma anche il suo legno immortale plasmato dalle mani dell'artista, che viene ispirato dalle stesse forme contorte del ramo da modellare. Anche l'artigiano si cimenta ancora nella fabbricazione di utensili domestici, gli stessi della cultura contadina, ora ricercatissimi dai turisti. Come i trulli, gli Ulivi di Puglia sono identitari della regione e si spera che un giorno diventino ufficialmente Patrimonio dell'Umanità, mentre per i pugliesi essi lo sono già.