"C'era una volta un ragazzino di tredici anni appena che viveva a Ostuni e che alla tradizionale fiera estiva dedicata a sant'Oronzo, patrono di Ostuni, incontrò....".
Questo potrebbe essere l'inizio di un bel racconto che Giuseppe Roma, ultrasettantenne ostunese, descrive quando parla dell'origine del suo lavoro di artigiano del legno d'ulivo. Più di quarant'anni fa, Giuseppe appena tredicenne accompagnato dal padre alla fiera estiva di Sant'Oronzo fu attratto da un cucchiaio di legno esposto su una bancarella di un artigiano di Martina Franca. Questi avvicinatosi al ragazzino gli predisse che da grande sarebbe diventato un grande artigiano. Il ragazzino stranito gli chiese: « ma se nemmeno mi conosci?». Il venditore rispose: «Lo so! Ma ti stavo aspettando perché ho sognato che il giovincello che apprezzerà il mio lavoro diventerà un grande artigiano del legno.». Passano gli anni, Giuseppe è ormai sposato con figli, ha svolto diversi mestieri, anche faticosi come il fornaciaio nelle calcinare; egli accetta, infine, il più remunerativo e sicuro lavoro di bidello nelle scuole statali e, dopo tante trasferte, finalmente riesce a lavorare nelle scuole di Ostuni.
Tempo dopo, incalzato dalla moglie, nei mercatini di artigianato dei paesi limitrofi Giuseppe stava cercando un cucchiaio di legno utile alla consorte per mestare le fave nel paiolo, come da consuetudine locale. Ma il perfezionismo che ancora oggi caratterizza l'uomo lo fece desistere dall'acquisto e decidere di fabbricarselo. La sorte volle che, tornando a casa, un tronchetto di ulivo potato cadesse da un trattore che precedeva il suo automezzo. Prontamente Giuseppe lo raccolse e lo portò nella sua abitazione, precisamente nel locale che ancora oggi è la sua bottega. E lì si avverò la profezia del venditore di Martina Franca, ormai defunto. Mentre Giuseppe creava con le sue mani il cucchiaio, con minuzia e con talento che scoprì di possedere, sentiva una presenza che lo guidava, ma che lo turbava anche. Il cucchiaio in legno fu fatto con perfezione tale da rendere incredula la moglie dell'artigiano, la quale dubitò del marito. Qualche giorno dopo, tuttavia, ella si ricredette entrando nella bottega e osservando tutto il lavoro realizzato. Una notte Giuseppe sognò quel venditore di Martina Franca che gli disse: « caro Giuseppe hai visto che avevo ragione io? Ora sei un bravo artigiano e diventerai famoso. Ti saluto perché sono in un altro mondo e sto con un altro Maestro». Se suggestione o no, certo è che Giuseppe famoso è davvero. Molti giornalisti, anche stranieri, hanno dedicato articoli alla sua attività, attirando in bottega turisti dal mondo. Giuseppe precisa che plasma solo il legno d'ulivo perché non assorbe i liquidi, quindi adatto per gli utensili da cucina.
Così, curiosando nella bottega si trova il cucchiaio tradizionale per mestare il purè di fave o quello copputo e stretto per prendere l'olio e dosarlo sui piatti. Anche il cuppino col foro al centro per prendere le olive conservate nei boccacci, così da scolarle dall'acqua. La vera chicca è un cucchiaio copputo per prendere sughi e minestre dalle pentole senza lasciare residui. Come? Giuseppe ha semplicemente variato la consueta forma ovale in uncinata tale da scorrere in maniera impeccabile sul bordo circolare della pentola. Per i mancini la punta è rivolta a destra, per i destrorsi è rivolta a sinistra. Molto creativo! Ogni giorno Giuseppe apre la sua bottega in via Bixio Continelli a Ostuni per accogliere residenti e forestieri. Ma chi erediterà il suo mestiere? Non è ancora passato di lì un ragazzino poco più che tredicenne.