Una delle più grandi greenway del mondo, la Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese nel tratto che attraversa la magica Valle d'Itria
Un po' di storia
Nota da sempre come regione sitibonda, la "siticulosa Apulia" descritta da Orazio il poeta e scrittore latino, la Puglia ha sempre sofferto di penuria d'acqua per la sua natura carsica diffusa da nord a sud, soprattutto sull'altopiano delle Murge costituito da: Murgia nordoccidentale, sudorientale, tarantina e le Serre salentine. Da millenni la natura rocciosa inghiottisce nelle sue fessure e negli stretti cunicoli le acque superficiali lasciando assetata la superficie. L'uomo della Murgia così si è sempre ingegnato per raccogliere la preziosa acqua con il sistema di cisterne domestiche e comunitarie e con le tante fogge sparse nei seminativi, che raccoglievano l'acqua dai campi per l'agricoltura e l'allevamento. Ma non è bastato per sopperire ai lunghi periodi di siccità del clima pugliese e soprattutto per far fronte ai tanti episodi di epidemie nei secoli scorsi, dove la mancanza d'acqua è stata un'aggravante considerevole. Per questo fu voluta fortemente la realizzazione di una monumentale infrastruttura, l'Acquedotto Pugliese (AQP), con cui risolvere definitivamente il problema della penuria d'acqua. L'opera pensata già alla fine dell'Ottocento, con un bando internazionale di costruzione del 1902, fu voluta fortemente anche da un agronomo pugliese, Antonio Jatta nativo di Ruvo di Puglia. I lavori furono avviati nel 1905 quando si cominciò a scavare la prima condotta, il Canale principale, che partì da Caposele in Campania utilizzando le acque del Fiume Sele. Lo scavo della condotta attraversò la Campania, la Basilicata e la Puglia dove a Villa Castelli, in provincia di Brindisi, fu terminato nel 1915, anno in cui a Bari i cittadini ebbero l'acqua corrente in casa. Il Sindaco di Bari, Giuseppe Bottalico, il 24 giugno dello stesso anno con un discorso ai cittadini salutò l'acqua che sgorgò dalla fontana di Piazza Umberto. Da Villa Castelli partì la seconda condotta, il Sifone leccese che fu terminato nel 1939 ai piedi del santuario Santa Maria di Leuca, nell'omonima località turistica in provincia di Lecce, con una monumentale cascata in mare restaurata qualche anno fa, che regala ai visitatori uno spettacolo suggestivo quando occasionalmente viene aperta. Per l'inaugurazione di questo secondo tratto Benito Mussolini nel 1939 donò ai pugliesi una colonna romana che ancora oggi sovrasta l'ultimo tratto della cascata, dove l'acqua sotto sgorga dalle rocce e si perde nel mare. Non solo acqua corrente nei centri urbani, ma anche artistiche fontane nelle belle piazze storiche di tante città pugliesi fu l'effetto positivo nella prima metà del 1900 della realizzazione dell'AQP in Puglia. Anche tantissime fontanelle in ghisa di pubblica utilità che furono collocate nei piccoli paesi e nelle campagne, dove l'acqua corrente arrivò qualche decennio dopo. Fontanelle ancora oggi esistenti e utili a viandanti e turisti che durante la calura estiva a piedi o in bicicletta attraversano la Puglia.
La Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese in Valle d'Itria
L'AQP oltre a essere un'imponente infrastruttura realizzata nel secolo scorso è anche una greenway tra le più importanti nel mondo, di cui usufruiscono ciclisti, escursionisti e sportivi. Il lungo Canale dell'Acqua infatti, con il suo fiume sotterraneo lungo 500 chilometri dalla Campania alla Puglia, è percorribile per 230 di cui lunghi tratti sono in Valle d'Itria. Una lunghissima e pittoresca via verde che attraversa il tipico paesaggio popolato dai trulli e dalle masserie, intersecata da una fitta rete di tratturelli che la collegano con antiche Contrade rurali, parchi naturali e borghi antichi. In sintesi una eccellente infrastruttura ecocompatibile per la quale è stato difeso il paesaggio intorno dall'asfalto selvaggio e dalla bruttura del cemento. Circosrivendo la Valle d'Itria ai suoi reali confini, ormai dilatati a dismisura da pubblicazioni varie, facciamo cominciare il nostro percorso sulla Ciclovia dell'AQP dalla campagna di Alberobello, un percorso caratterizzato da alcuni tra i ponti in pietra dell'AQP più caratteristici, formati da grandi arcate con gli affacci su profonde lame e immersi in una natura lussureggiante. Tra essi il monumentale Ponte di Cecca, da cui il Canale di Pirro sotto appare come in un dipinto, disegnato da vigneti, seminativi e pascoli e sparsi qua e là trulli e masserie e difronte la collina della Selva di Fasano.
Con una buona mappa o con una brava guida escursionistica lasciando il sentiero principale e seguendo tratturi laterali è possibile scendere la collina o risalirla, comunque per visitare pittoresche antiche contrade, Come Cocolicchio e San Marco, quest'ultima di origine medievale, o villaggi più piccoli come Iannella dove si conserva il tipico iazzile circolare circondato da trulli. Continuando sempre con una buona mappa sentieristica tra le mani, si prosegue sul Canale AQP per raggiungere le Contrade Cupa, Lamie Affascinate e Marziolla. A Marziolla si conserva un trullo antichissimo che reca incisa sull'architrave la data 1509 o 1559, diversamente interpretabile. Il paesaggio è meraviglioso e disegnato da una fitta rete di tratturi, le antiche vie di comunicazione di questa campagna molto antropizzata fin dai secoli scorsi, vie ancora in alcuni tratti lastricate da pietra calcarea con i funzionali cordoli (pietre lunghe sporgenti) messi in opera su salite e discese per frenare il percorso dei carri . Tanti i trulli di tutte le forme e funzioni, i vigneti, palmenti, frantoi oleari, i frutteti intorno e i lembi di tipico bosco, caratterizzato da alto fusto, perlopiù querce, e da macchia mediterranea.
Pedalando e pedalando, sempre sulla Ciclovia si giunge nella campagna di Cisternino, incontrando prima Contrada di Figazzano arroccata su un colle panoramico dove c'è anche una centrale dell'AQP, poi si giunge proprio nel cuore della Valle d'Itria, in quel tratto compreso tra le tre città che la circondano come balconi naturali, Martina Franca, Cisternino e Locorotondo. Qui da Figazzano a Contrada Galante il percorso ciclabile è tra i più battuti anche da escursionisti e sportivi, e su questo tratto è anche possibile una sosta all'Ashram di Bhole Baba, il secondo Ashram del mondo dopo quello indiano, un'oasi di pace e meditazione dove immergersi in una dimensione spirituale molto coinvolgente, complice la stessa Valle d'Itria, terra magica e ricca di energia positiva percepita da tanti sensitivi. Si continua fino a Contrada Galante, dove superata una chiesetta rurale si prosegue verso Montedoro, altra Contrada rurale. Su questo tratto si attraversa un'altro grande tipico ponte dell'AQP e di tanto in tanto si aprono viste panoramiche verso la campagna di Ostuni che va verso la pittoresca Contrada Pascorosa, terra di masciari e guaritori nella tradizione popolare. Questi luoghi sono densamente popolati da trulli acquistati negli ultimi decenni del Novecento da molti stranieri, soprattutto inglesi. Tutti attratti da quella misteriosa energia positiva che induce spesso il visitatore a stanziarsi qui e, soprattutto, a vivere nei trulli le cui geometriche forme del cerchio e del quadrato unite alimentano fantasie esoteriche. Per lo stesso motivo sono sorti diversi centri spirituali, tra cui l'Ashram già citato e il centro spirituale di Sai Baba a Pascarosa. Giunti a Montedoro, nei pressi della omonima masseria, si è già nella campagna di Ceglie Messapica, altra bella città della Valle d'Itria dalle remote origini. Da questo punto in poi il percorso è più immerso in una fitta natura e termina proprio in un Parco naturale, la Pineta Ulmo, dove è possibile fare lunghe soste picnic. Da qui il percorso si riprende verso Villa Castelli, ormai fuori dai confini della Valle d'Itria, ma questa è un'altra storia.
(MTA 7 marzo 2019)