Molto attesa è la Pasqua tarantina con la sua tradizionale processione dei Perdoni che attira ogni anno migliaia di fedeli e turisti per vivere l'evento nella suggestiva cornice storica della città dei due mari.
Ogni anno molto attesa è la Pasqua a Taranto perché di tutte le ricorrenze è quella che più unisce i tarantini in un orgoglio identitario, che contempla oltre la sfera religiosa anche quella sociale. Il culmine ovviamente è la Settimana Santa ma i preliminari cominciano dal Mercoledì delle Ceneri con una serie di rituali, tra cui le Vie Crucis delle Domeniche di Quaresima, Domenica delle Palme esclusa. Protagoniste sono due Confraternite, quella di Maria SS. Addolorata e San Domenico e quella del Carmine, impegnate rispettivamente nell'organizzazione del pellegrinaggi ai Sepolcri e le Processioni dell'Addolorata e dei Misteri, in breve nel Triduo Pasquale.
Con la Domenica delle Palme si entra nel vivo perché le due Confraternite si riuniscono in assemblee straordinarie, le "gare", in sedi separate e a porte chiuse, per l'aggiudicazione dei simboli processionali della Settimana Santa. Il pomeriggio del Giovedì Santo nella Chiesa del Carmine si celebra la Messa in Coena Domini, messa durante la quale avviene il rito della lavanda dei piedi a dodici confratelli già in abito da rito. Nel frattempo coppie di confratelli scalzi, le poste, sono già in Pellegrinaggio per i Sepolcri o, più propriamente, per gli Altari della Reposizione su cui si colloca il Santissimo Sacramento in adorazione eucaristica. Quando nel loro pellegrinare da una chiesa all'altra due poste si incontrano per strada, l'una dà precedenza all'altra e si salutano lasciando cadere il cappello e incrociando sul petto il bordone. Nel dialetto tarantino questo saluto si chiama "salamelicche", termine che deriva dall'ebraico "saluto di pace". Anche in chiesa la posta lascia cadere il cappello e avvicinandosi all'altare della Reposizione il confratello più anziano sussurra nell'orecchio del confratello della posta inginocchiata una giaculatoria (sia lodato Gesù e Maria), per salutarsi dopo con il tradizionale abbraccio. Già dal XVI secolo a Taranto è documentato il Pellegrinaggio ai Sepolcri per le vie della città Vecchia ed erano più numerose le Confraternite coinvolte. Le processioni dell'Addolorata e dei Misteri, invece, hanno una tradizione più recente. Nell'archivio della Confraternita di San Domenico si è risaliti agli inizi dell'Ottocento per la Processione dell'Addolorata. Il 1811 segna la data più alta delle ricerche fatte, quando la statua dell'Addolorata fu aggiudicata al Confratello Antonio Balsamo.
La Processione dei Misteri, invece, ufficialmente parte dal 1765 ad opera della Confraternita del Carmine che rinnovò una tradizione familiare già esistente. Fu infatti la nobile famiglia Calò a donare alla Confraternita le Statue del Cristo Morto e dell'Addolorata, di fattura napoletana, che ogni anno in forma privata i componenti della famiglia fino ad allora avevano portato in processione per le vie della Città Vecchia. La Confraternita ha così perpetuato questo rito aumentando nel tempo il numero delle icone da portare in processione con le statue seguenti: Gesù nell'Orto degli Ulivi, Cristo alla Colonna, Ecce Homo, la Cascata, il Crocefisso e la Sacra Sindone oltre al Cristo Morto e la Madonna Addolorata donate dalla famiglia Calò. La Confraternita del Carmine ha solennizzato la processione trasformandola in un patrimonio culturale che appartiene all'intero popolo tarantino.
A mezzanotte del Giovedì Santo, dopo i pellegrinaggi agli altari della Reposizione, parte dalla chiesa di San Domenico nella città Vecchia l'attesa Processione dell'Addolorata. Si apre il portone e compare il troccolante che sarà seguito dal corteo sacro. I Confratelli di San Domenico vestono con un sacco bianco, la mozzetta, un rosario per cintura e il capo coperto da un cappuccio fermato da una corona di spine, mentre sulle spalle cade un cappello, modello saturno. Sul lato sinistro della mozzetta essi recano una piastra metallica ovale con il volto dell'Addolorata e la scritta Mater dolorosa. Le poste, ossia le coppie di confratelli pellegrini, sono quindici e simboleggiando il numero delle "poste" del Rosario voluto da San Domenico. Tre crociferi, ossia tre portatori di croci, gli unici confratelli scalzi simboleggiano le tre cadute di Cristo verso il Calvario; essi si intervallano nel corteo con le quindici poste. Le poste seguono le pesare, due ragazzini vestiti da confratelli senza cappuccio e cappello, che recano appesi al collo due pesi di legno, un rimando alle corde portate dai Flagellanti nel Medioevo, da cui pendevano pietre con cui essi si fustigavano fino a grondare sangue. Più semplicemente per altri quei pesi di legno simboleggiano il peso dei peccati di ogni uomo. Tutto il corteo procede al ritmo delle struggenti Marce Funebri con cui si svolge la nazzecata, ossia il lentissimo incedere ondulato dei confratelli scandito dal suono della troccola, una tavoletta di legno composta da maniglie di legno che viene ruotata in senso alternato producendo un "tric trac" , da cui forse deriverebbe il termine "troccola" come onomatopea, che comunque ha radici greche da tròcalos. Un privilegio dunque riconosciuto al troccolante che vibrando la troccola afferma il suo compito, talvolta in forme esibitorie, di accelerare o ritardare il passo del corteo. Il momento più emozionante è l'apparizione dell'Addolorata, una statua bellissima della metà del Seicento, molto espressiva, una icona che catalizza su di sé lo sguardo collettivo, vestita di nero e che sofferente vagherà tutta la notte in cerca del figlio, dalla città vecchia al Borgo e dal Borgo alla Città Vecchia per rientrare alle ore 14.
Qualche ora dopo alle 17 si apre il portone della Chiesa del Carmine nel Borgo di Taranto e ha inizio la Processione dei Misteri, nota ai pugliesi anche come la "Processione dei Perdoni". I Perdoni, le Perdune nella forma dialettale, sono le coppie dei confratelli del Carmine che vestono con un camice bianco, il rosario in vita e appeso lo scapolare con la scritta "Decor Carmeli". Anche loro incappucciati con la mozzetta di color panno e un cappello nero con nastro azzurro. Portano guanti bianchi e camminano a piedi scalzi. I Perdoni che procedono a coppia portano il bordone del pellegrino. Anche questa processione è aperta dal troccolante, l'unico perdone singolo a cui è consentito portare il bordone e il cappello. Nel corteo le bande, il Gonfalone della Confraternita e le Statue sacre. Con il solito incedere lento, la nazzecata, si prosegue fino alle ore 9 del Sabato Santo. Nel 2015 La Confraternita del Carmine ha commemorato i 250 anni del ricevimento in dono delle Statue del Cristo e dell'Addolorata dalla famiglia Calò. Per farlo ha riportato la Processione dei Misteri nelle vie della Città Vecchia, dove essa era nata e dove non si svolgeva più dal 1967. Nazzecando nazzecando, se così si può dire, per tutta la notte e seguiti costantemente da folle di fedeli e turisti disposti anche a sfidare le intemperie che il clima pasquale riserva sempre, il corteo rientra la mattina entro le ore ore 9. Il momento è solenne, dinanzi alla chiesa del Carmine il troccolante con il bordone bussa tre volte sul portone della chiesa che dall'esterno sembra aprirsi per volontà divina. Così, lentamente come era apparso, il corteo accompagnato dall'ultima marcia funebre scompare oltre la soglia della porta "sacra" e il sipario cala definitivamente sui riti di Passione. Comincia la Pasqua di Resurrezione.
Per saperne di più è interessante leggere:
N. Caputo - Settimana Santa nascosta
N. Caputo - L'anima incappucciata
N. Caputo - I giorni del Perdono
G. Schinaia - I Misteri di Taranto, simboli e simbologia
A. Fornaro - Viaggio attraverso la fede e la pietà popolare a Taranto