Tra Martina Franca, Crispiano e Massafra si estende una delle aree verdi più grandi e importanti di Puglia, il Bosco delle Pianelle.
Il Bosco delle Pianelle
Il versante del territorio di Martina Franca che si estende verso la Piana di Taranto, ai confini con i territori di Massafra e Crispiano, è occupato dal Bosco delle Pianelle, una Riserva Naturale Regionale Orientata istituita dalla Regione Puglia nel dicembre del 2002 per la salvaguardia e la conservazione di un eccezionale e raro biotopo conservatosi in Puglia. Il Bosco è anche quanto rimane delle Terre Universali che furono concesse ad uso civico agli abitanti del casale Martina nel XIV secolo dal Principato di Taranto sotto la corona degli Angioini. Terre dove si poteva legnare, ghiandare, pascere e acquare che, tuttavia, nei secoli a seguire e con le successioni di feudatari furono usurpate da un ristretto numero di abitanti che divennero poi definitivamente i proprietari. La Riserva Naturale Orientata ricade interamente nel territorio martinese ed è aperta ai turisti, ai residenti e agli sportivi che amano la natura. Poiché area protetta però è suddivisa in Zone, alcune da preservare e inaccessibili, altre soggette a uno sviluppo controllato. I visitatori dunque possono usufruire di alcune aree nel rispetto delle regole e con uno spirito che contraddistingue l'ecoturismo.
La natura carsica del luogo
Il Bosco delle Pianelle presenta tutte le manifestazioni carsiche epigeiche e ipogeiche che caratterizzano la Murgia sud-est, in cui si colloca nella Provincia di Taranto. A livello epigeo anche quest'area, come il resto del territorio tarantino, è incisa da alcune gravine, i solchi torrentizi che tagliano le Murge, dei paleofiumi, con percorsi sinuosi e circostritti a tratti da alte gole, che nella foce sulla pianura tarantina si allargano formando le lame. Le gravine e le lame sono ambiti territoriali dal forte interesse paesaggistico, floristico e faunistico, ma anche storico e archeologico e conservano un ambiente naturale più selvaggio, specialmente quelle distanti dai paesi. Le lame, in particolare, sono molto fertili e per questo coltivate, grazie alla concentrazione di terreno trasportato per dilavamento o formatasi dalla disgregazione del calcare. La stessa caratteristica presentano le doline, depressioni però di forma arrotondata. Il Bosco Pianelle presenta tutti questi fenomeni epigeici e in particolare è solcato da due gravine, la Gavina del Vuolo, quella rimasta paesaggisticamente più integra, e la Gravina delle Pianelle, il cui alveo fino al secolo scorso utilizzato come mulattiera fu poi trasformato in una strada. Le meraviglie ipogeiche sono le innumerevoli grotte che popolano l'intero promontorio delle Murge pugliesi. L'accurata ricerca di speleologi locali ha permesso di scoprire scenari sotterranei fantastici, popolati dalle tipiche concrezioni carsiche, anche con ambienti ampi come quello della Grotta del Vuolo, nella omonima gravina, e la grotta del Cuoco. Ipogei sono anche gli inghiottitoi che nel dialetto locale vengono chiamati vore, da voragine. Esse si sviluppano verticalmente ma nel fondo possono terminare con caverne ampie e ricche di concrezioni. Spesso le vore sparse sulla Murgia sud-est sono state purtroppo utilizzate come discariche senza fondo . Altre cavità carsiche del Bosco delle Pianelle si presentano anche a vista lungo le pareti rocciose, specialmente nelle gravine, e sono quelle più legate alle frequentazioni umane, perché erano più accessibili.
La presenza dell'uomo nel Bosco delle Pianelle
Tante sono le tracce di una frequentazione umana molto remota nel Bosco delle Pianelle, come rivelano i reperti trovati in alcune cavità carsiche, quali utensili di uso quotidiano e resti di selvaggina. Certamente il bosco con tutte le sue risorse, dal legno ai frutti spontanei all'acqua e alle stesse grotte rappresentava un luogo dove stanziarsi, impervio ma ricco di potenzialità, sebbene si trattò di insediamenti stagionali nel periodo preistorico. La cultura subappenninica e l'Età dei Metalli segnano queste aree interne, invece, con insediamenti più sicuri, con alcuni villaggi fortificati e soprattutto con nuove espressioni culturali che scaturivano anche dal mutamento della società, ormai agricolo-pastorale. Le grotte divennero luoghi cultuali mentre monumenti funerari e luoghi sacri furono alcune specchie e i dolmen, megaliti diffusi su un ben più ampio territorio pugliese. Nei millenni successivi certamente questo territorio boschivo ha sempre rappresentato una risorsa per chi vi si rifugiava o per chi ha governato il territorio, ma è negli ultimi quattro secoli che la storia del paesaggio agrario della Murgia sud-est ha trasformato radicalmente il paesaggio.
L'economia silvo-agricolo-pastorale legata al latifondo determinò un vasto disboscamento per lasciar spazio ai seminativi e ai pascoli. Le masserie furono il perno di questa economia e tante furono le opere e le infrastrutture in pietra utilizzate per i lavori rurali. Esclusa la parte più naturalistica e riservata del Bosco delle Pianelle, tutt'intorno ancora si estendono seminativi, pascoli e qua e là sorgono storiche masserie, dove poter ammirare anche il modello edilizio del trullo, che in questi luoghi ha mantenuto la sua funzione più di servizio che di abitazione, come nella Valle d'Itria invece esso assunse nell'Ottocento. Si conservano per fortuna diverse fogge, ossia le cisterne in pietra costruite negli avvallamenti dei campi ( il nome deriverebbe da fovea, fossa) che raccoglievano l'acqua dal terreno che serviva per campi e per animali. Tanti i muri a secco alcuni anche monumentali, che erano essenzialmente divisori di proprietà ma anche funzionali a contenere il terreno soprattutto nelle parti più scoscese e nei campi coltivati a trattenere l'umidità. Passeggiando nella riserva naturale ci si imbatte ogni tanto in ampi fossati che erano un tempo i siti delle calcinare e delle carbonaie, rispettivamente dove si produceva la calce ad alte temperature cuocendo la pietra calcarea e dove si produceva il carbone ardendo il legname, materie prime abbondanti. Questi antichi mestieri richiedevano un periodo di permanenza nel bosco, durante la produzione, in ricoveri temporanei e molto grezzi; neppure confortevoli se si considera che il carbonaio in particolare lavorava necessariamente nella stagione autunnale. Altra testimonianza interessante che si conserva in alcuni tratti del Bosco sono i tratturi, sempre delimitati da muretti a secco e fino alla prima metà dell'Ottocento importanti vie di comunicazione .
La vegetazione
Considerando la natura geologica del Bosco delle Pianelle, il clima e l'altitudine, che varia dai 459 ai 349 metri, il territorio presenta alcune differenze floristiche. Sulle maggiori altitudini, sul tavolato calcareo della Murgia, ci si immerge negli ultimi lembi di un originario manto forestale caratterizzato principalmente dal fragno (quercus trojana), una quercia di origine balcanica che in Italia si trova solo in Puglia, sulla Murgia-sud-est. Il fragno è dunque una pianta transadriatica da sempre importante nell'economia agricolo-pastorale del luogo per la produzione legnifera (carbone, imbarcazioni e utensili agricoli) e per le ghiande utilizzate come mangimi per i suini. Questa meravigliosa quercia è a foglie semi-caduche e in autunno colora i boschi di rosso-ruggine fino ai mesi invernali, quando nei luoghi più esposti al vento di tramontana alcuni suoi esemplari perdono le foglie prima della gemmazione primaverile. Ai fragneti delle Pianelle si associa un sottobosco formato da specie arbustive come l'acero, il frassino, l'asparago, il lentisco e il pungitopo.
Nel Bosco delle Pianelle, scendendo di quota sul gradino murgiano il fragno lascia il posto al leccio (quercus ilex), una quercia sempre verde che nel fondo della gola delle Chianelle (nome dialettale del Bosco) presenta alcuni esemplari giganti, alti fino a 20 metri. Qua e là sparsi sono anche esemplari di roverella (quercus pubescens), altra quercia a foglie semi-caduche utilizzata per la produzione di legna da ardere e in passato per le traversine ferroviarie. Qui il sottobosco è quello tipico della macchia mediterranea con esemplari di arbusti come l'alaterno, il terebinto, il corbezzolo, il viburno e il carpino. C'è un areale, infine, occupato dalla scarpata murgiana o il terzo gradino murgiano, ossia la parte che degrada verso la pianura, fortemente antropizzata con il pascolo pesante che ha determinato un cambiamento di vegetazione in una bassa macchia mediterranea dove, oltre alle specie associate ai lecci già citate, si trovano il cisto, il lentisco, il rosmarino, la ginestra e il pero e il leccio selvatici a cespuglio, anche l'olivastro. A primavera è bello scoprire, passeggiando nel bosco, meravigliose peonie e alcune specie di orchidee.
La fauna
Il pascolo bovino e la caccia hanno diminuito nel tempo la fauna del Bosco delle Pianelle che, tuttavia e per fortuna, resiste con alcune specie di anfibi (tra cui il rospo comune e verde), di rettili tra cui la vipera, il geco, la testuggine, il columbro leopardino, il biacco nero, il cervone, la lucertola campestre e il ramarro, di uccelli tra cui molti rapaci notturni, il falco cuculo, il gheppio, il nibbio bruno, la poiana, l'upupa e la ghiandaia e, infine, di mammiferi tra cui la volpe, la talpa, il riccio, pipistrelli come l'orecchione e il rinolofo, la lepre, la faina, il moscardino, la donnola, il tasso e il cinghiale. Da qualche hanno c'è stato un ripopolamento di lupi.
A proposito del toponimo "Pianelle"
Pianelle è recente come nome del Bosco, perché nei dialetti locali e dagli anziani è ancora chiamato Chianelle. Il termine forse deriva da lama, che come è già stato scritto si tratta di una zona depressa e pianeggiante, che nei dialetti locali può essere indicata come chiana o chianura e il Bosco delle Pianelle è ricco di lame.
Fruibilità del Bosco delle Pianelle
L'Ente di gestione della Riserva naturale ha sviluppato all'interno del Bosco una serie di itinerari da svolgere a piedi, a cavallo e in mountain bike seguendo sentieri segnati su pannelli didascalici, ricchi di informazioni sulla Riserva.
Per approfondire:
"Il segreto del Bosco" un bellissimo libro dedicato al Bosco delle Pianelle scritto da Vitantonio Nino Martino - 1991