Valle d'Itria

Il Palazzo Ducale a Martina Franca


Nel Palazzo Ducale a Martina Franca, percorso tra Seicento e Settecento alla corte dei Caracciolo.

Nel 1507 i Caracciolo del Leone (all'origine Pisquizi), numerata fra le principali famiglie nobili di Napoli, diventarono duchi di Martina Franca mantenendo il titolo per trecento anni fino al 1806, data di eversione della feudalità. Tra i tredici duchi che si sono succeduti Petracone V fu il primo a risiedere stabilmente a Martina per meglio amministrare il suo feudo. Nel 1668 egli fece avviare la costruzione di un Palazzo degno di rappresentare il prestigio della sua famiglia, oltre che un simbolo potente di affermazione del potere sulla città.  L’edificio sorse nel Largo Castello, ora piazza Roma, là dove sorgeva l’ormai rovinoso Castello medievale fatto edificare nel 1388 dal principe di Taranto Raimondo Orsini del Balzo.  Su un manoscritto dell’Archivio Caracciolo De Sangro si legge che il palazzo fu progettato da un architetto bergamasco, Giovanni Andrea Carducci, sconosciuto e probabilmente non iscritto a un albo. Dal documento si è appreso anche che il progetto fu approvato dal cavalier Gian Lorenzo Bernini che in quegli anni operava nel Regno di Napoli.  Indubbiamente la presenza dei duchi Caracciolo del Leone a Martina Franca contribuì a inserire la città in un clima socio-culturale più ampio che coinvolse tutto il Regno di Napoli.
Le ingenti spese non consentirono di terminare l’originario progetto nel Seicento. La residenza ducale fu ampliata nel 1773 dal duca Francesco III, figlio di Petracone V, che fece realizzare l’ala orientale come riporta un cartiglio che orna una finestra: FRANCISCUS III EREXIT ANNO D.NI 1773. Altri corpi di fabbrica sono stati aggiunti nei secoli XIX e XX fino alla formazione di una corte interna.

Il Palazzo Ducale di Martina Franca, nelle sue parti stilistiche più interessanti, realizzate tra il Seicento e il Settecento, è un eccellente monumento che esprime uno stile artistico di maniera che si manifesta con le sue forme classicheggianti ma che anticipa con alcuni decori la stagione barocca martinese, divenendo nei decenni successivi  un modello architettonico e artistico emulato dal ceto egemone locale nella costruzione delle proprie residenze urbane.
La residenza Ducale giganteggia in Piazza Roma con la facciata scandita da eleganti lesene, ripartita da una scenografica balconata che corre lungo tutto il Piano Nobile, con l’inferriata in ferro battuto a forma spanciata. Una fuga di finestrini sotto la balconata evidenzia il mezzanino, ossia il piano intermedio accessibile anche da scale di servizio. Si accede nel Palazzo dal portale con le sue imponenti colonne di ordine tuscanico, con arco a tutto sesto e una trabeazione che porta incisa la data di fondazione e il nome del committente: PETRACONUS V A FUNDAMENTIS EREXIT ANNO D.NI MDCLXVIII.  In asse col portale alzando lo sguardo si notano le curiose mensole che sorreggono il balcone del Piano Nobile, scolpite a forma di mascheroni apotropaici occhialuti mentre sbeffeggiano lo spettatore con linguacce. Tra una mensola e l’altra si alternano metope scolpite con elementi militareschi di indubbio valore celebrativo della famiglia.
L’ala orientale, edificata circa un secolo dopo, è abbastanza semplice nella sua monumentalità, ma in Via Barnaba si può ammirare il più bel balcone di Martina Franca, l’unico che a pieno titolo rappresenta il barocco salentino in esterni realizzato a Martina, ravvisabile nella decorazione delle mensole. Un tempo questo prospetto meridionale del Palazzo faceva bella mostra di sé sul Largo Fiera, ora Piazza XX Settembre, poi arricchito da altri edifici tra cui il Teatro Verdi che limita la visione d’insieme dello stesso.
 
Varcato il portale d’accesso a sinistra a piano terra si aprono vari ambienti che furono gli appartamenti ducali. Qui alcune stanze conservano dipinti a tempera; uno di essi rappresenta la famiglia ducale di Francesco I Caracciolo con la moglie Beatrice Caracciolo d’Airola a cui è appoggiato teneramente il figlio Petracone V, che diventando duca farà erigere il Palazzo. Infatti il padre con il braccio destro indica l’erigendo Palazzo e con il sinistro il piccolo Petracone, anche primogenito.  Ora queste stanze sono uffici operativi del Festival della Valle d’Itria, una manifestazione di rilevanza internazionale che nacque nel 1976 con cui si volle rivalutare il Belcanto e la Scuola Musicale Napoletana.
Usciti dalle sale del Festival se si alza la testa nell’androne del Palazzo Ducale si nota una lapide con un elenco di nomi di illustri martinesi che si sono distinti in vari ambiti culturali.
Proprio nell’Atrio ci sono altri portali di accesso da cui si raggiungono tutti gli ambienti del Palazzo. C’è anche l’accesso alla Biblioteca multimediale dove un’ampia sala decorata un tempo era il Teatro .

 Come tutti i Palazzi nobili seicenteschi anche il Palazzo Ducale di Martina Franca ha il suo ampio Scalone che dall’androne di accesso conduce  al Piano Nobile, terminando dinanzi a un portale riccamente decorato con tralci di viti che si avvinghiano sulle colonne tortili; ai lati delle colonne elementi militareschi e poi decori ovunque, insomma un horror vacui artistico degno del barocco salentino che, oltre che qui, a Martina Franca attecchì in interni sugli altari della chiesa di San Francesco di Assisi e della chiesa di San Francesco da Paola, entrambe extramoenia. Dal portale si accede all’ampia Sala, detta Magnifica Sala, tra le più ampie di terra d’Otranto come ebbe a dire l’erudito salentino Cosimo De Giorgi quando visitò Martina Franca nel XIX secolo. A destra del portale barocco c’è l’accesso al Piano Nobile costituito da un susseguirsi di Sale con le entrate allineate sullo stesso asse, l’infilata (enfilade),  un’altra caratteristica diffusa nelle  grandi residenze seicentesche, un percorso esaltato dalle raffinatissime porte in stile rococò.
La prima Sala è quella dei Duchi dove sono esposti tanti ritratti su tele che raffigurano alcuni duchi di Martina e membri della Famiglia Caracciolo, una galleria che mette in risalto l’alto rango degli stessi. Proseguendo si giunge in un vestibolo dove a destra si apre la piccola Cappella sul cui altare spicca il blasone familiare.  Francesco III Caracciolo, figlio di Petracone V, sposò Stefania Pignatelli e fu il duca che commissionò nella seconda metà del XVIII i dipinti a tempera eseguiti nel vestibolo, nella cappella e nelle tre Sale che seguono, Arcadia, Mito e Bibbia, realizzati dal pittore Domenico Carella nato a Francavilla Fontana ma trasferitosi in seguito a Martina Franca dove morì anche.   È chiaro lo scopo celebrativo della famiglia Ducale nei dipinti del Carella, con tanti riferimenti letterari e alcuni soggetti tratti da opere famose. Nella Sala dell’Arcadia è rappresentata la famiglia Ducale immersa in una rasserenante atmosfera bucolica, ma anche teatrale e irreale. L’archeologia, la danza, la musica e la poesia e soprattutto il Mito con eroi e dei, l’Olimpo nella volta come apoteosi del potere dei Duchi fonte anche di cultura per Martina Franca.  Il Mito torna nella Sala delle Metamorfosi di Ovidio, torna l’Arcadia col Dio Pan, mentre la terza Sala è dedicata al Vecchio Testamento con racconti come metafora del percorso di fede, dove il bene vince sempre sul male come raffigurato nella volta.
Seguono la Sala della Riconciliazione, con gli effetti pittorici che decorano le pareti con tende damascate e la volta con un pergolato, e la Sala degli Stemmi, dove sulla volta c'è lo Stemma di Martina Franca e della Provincia di Taranto.

Le Sale del Piano Nobile sono fruibili ai visitatori, come visitabile è anche l’ala meridionale fatta costruire da Francesco III Carella, nota come Galleria D’Avalos perché in essa c’erano gli appartamenti della duchessa Isabella D’Avalos, madre di Francesco. Anche qui si susseguono grandi Sale, alcune di interesse artistico con decorazioni pittoriche a grottesche a cui si aggiungono rappresentazioni di gusto esotico, con orientali intenti in azioni quotidiane, le cosiddette cineserie. Una di esse è il Salotto Cinese, impropriamente denominata Sala degli Uccelli per la raffigurazione di volatili.
Dopo l’eversione della feudalità seguirono anni in cui il Palazzo fu venduto a privati, alcuni ambienti trasformati in depositi, stalle e così pian piano tramontò il simbolo architettonico di un potere feudale che con alti e bassi aveva segnato la storia di Martina Franca. Ora il Palazzo Ducale è sede del Municipio e ha per fortuna riacquisito quasi del tutto gli ambienti ceduti a privati. Tutto il Piano Nobile e la Galleria d’Avalos sono luoghi destinati a eventi culturali di rilievo.

Per approfondimenti:

  • Nicola Marturano, L'arte pittorica e plastica, pp.113-150, in Martina Franca mediterranea ed europea - 2000
  • Angela Convenuto, Itinerario, Il Palazzo Ducale, pp.121-129, in Guida di Martina Franca - 1983
  • Cristina Comasia Ancona, Il Palazzo Ducale di Martina Franca in un apprezzo del 1802, pp. 7-54, in Città e Cittadini Umanesimo della Pietra - 2014
  • Piero Marinò, Il Palazzo Ducale: l'evento spartiaque, pp.92-98, in Martina Barocca e Rococò di Piero Marinò - 2015
  • Michele Pizzigallo, Uomini e Vicende di Martina, 1986



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