In un suggestivo ambiente rupestre, sul ciglio di una gravina e nascosto nella natura lussureggiante sorge il Santuario di San Biagio, che dal colle domina la Piana degli Ulivi secolari.
Il Santuario di San Biagio a Ostuni è sito in un contesto naturale tra i più belli della provincia di Brindisi. Sia che si raggiunga la chiesa dall'alto del colle o che si risalga il colle dalla pianura, il percorso è immerso un una natura lussureggiante e caratterizzato da manufatti in pietra che, per forma e funzioni, testimoniano insediamenti di varie epoche. Il 3 febbraio, però, giorno in cui si festeggia il Santo, il percorso dei pellegrini solitamente è quello più facile per tutti. Arrivando dalla panoramica Strada dei Colli si trova un cartello con l'indicazione. Il sentiero per raggiungere il sito è altrettanto bello perché immerge nella tipica natura murgiana, ricca di pascoli e arbusti di macchia mediterranea. Prima di scendere alla chiesa ecco che appare la vista sconfinata sulla Piana degli Ulivi secolari, nell'area occupata dal Parco delle Dune Costiere. Da qui, se il cielo è terso, il mare Adriatico appare di un turchese intenso. A questo punto una stretta discesa pietrosa molto solcata dalle acque meteoriche porta alla chiesetta di San Biagio che, quasi sospesa sul ciglio di una gravina, si presenta sovrastata dalla natura rocciosa.
Da un lato la parete rocciosa della collina, dall'altro un muro di recinzione che corre lungo il sentiero di accesso al sito, difronte e di fianco alla Chiesa alcuni ambienti che furono ricovero per monaci, tutto forma una sorta di recinto sacro. Due pozzi sono scavati nella rocce e una grande fovea per la conservazione di cibi. Il sito è stato un piccolo romitorio che risale al XII secolo, come testimoniato da antiche pergamene, abitato all'epoca da monaci greco orientali, forse basiliani, che dal vescovado di Ostuni avevano ottenuto terre e pascoli per il sostentamento. Probabilmente furono loro ad affrescare l'ambiente rupestre che oggi è la parte rocciosa poi coperta dalla chiesetta addossata, affreschi precedenti al XII secolo si presume di cui rimangono solo tracce. La chiesa di San Biagio presenta una modesta facciata, la cui bifora in asse con la porta d'ingresso accenna a graziose linee romaniche. Sul tetto lo spiovente sinistro è interrotto dalla presenza di un campaniletto a vela. Entrando c'è un'aula voltata a botte e difronte un altare tardo barocco su cui è collocata la Statua di San Biagio, realizzata nel 1780 da Giuseppe Greco, scultore di Ostuni.
L'ambiente rupestre e selvaggio intorno alla chiesa riserva un'altra meraviglia naturale, la Grotta di San Biagio, inesplorata per tanti anni e rivisitata da Geos, un gruppo speleologico escursionistico, qualche mese fa. Più precisamente si tratta di un'enorme grave a cui si accede da un ingresso verticale, quindi non adatto a tutti se non accompagnati da speleologi con le attrezzature idonee. In realtà sui documenti è segnata come la Grave di Pizzocucco, omonima al Monte dove è sita che da il nome alla vicina masseria anche. Per gli ostunesi è però da sempre la grave di San Biagio, per devozione al Santo patrono e perché vicina al santuario. Gli speleologi esploratori si sono calati in un ambiente lungo 100 metri circa e a tratti lago 80 metri, con stalattiti e stalagmiti che là dove si incontrano hanno formato colonne. Ancora altro c'è da esplorare.
Il Santo Patrono Biagio a Ostuni.
Biagio nacque a Sebaste in Armenia (Asia Minore) tra il III e il IV secolo, fu medico, guaritore e vescovo cattolico. Per non aver abiurato la fede cristiana fu martirizzato con la decapitazione. La tradizione locale tramanda un passaggio di Biagio in terra di Ostuni, un passaggio non documentato però. A ispirare il racconto popolare fu anche la storia della vita del Santo, in cui si fa fa riferimento a una grotta in un luogo selvaggio in Medio Oriente dove Biagio si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni, un luogo molto simile alla grotta rupestre sul Monte di Rialbo, dove sorge il Santuario ostunese. San Biagio ha tanti protettorati, ma forse il più diffuso è quello relativo ai mali che colpisono la gola, patrono per questo anche degli otorinolaringoiatri. Si racconta che uno dei miracoli del Santo in vita fu il salvataggio di un bambino che stava morendo soffocato dopo aver ingerito una lisca di pesce che si era fermata in gola. Pertanto per tutti i problemi che riguardano la gola, dai comuni raffreddori alle tonsilliti, il Santo può intercedere. In passato però ci fu una malattia, la difterite, talvolta non riconosciuta come tale, che provocò le morti di tanti bimbi per soffocamento, e vere processioni si verificavano tutto l'anno nei luoghi di culto di san Biagio per chiedere la grazia anche per banali mal di gola per scongiurare il peggio. Ancora oggi è usanza nelle chiese e anche nel Santuario di Ostuni farsi benedire la gola con delle candele, benedette il giorno prima nella festa della Candelora, Il sacerdote incrocia due candele davanti all'altare e i pellegrini sfilano ricevendo la benedizione alla gola.