Valle d'Itria

Gli zampognari in Valle d'Itria annunciano il Natale


Ogni anno torna nei vicoli dei centri storici la magia di Natale con gli Zampognari e le loro dolci melodie.

Gli zampognari nelle città della Valle d'Itria fanno la loro prima comparsa  nel giorno dell'Immacolata, l'8 dicembre, ma in passato giungevano già l'11 novembre in occasione della fiera di San Martino che si teneva a Martina Franca, arrivando in tre da Pisticci, città della Basilicata: due suonatori di zampogne e un suonatore di ciaramella. Di nuovo tornavano per la festa dell'Immacolata e facevano l'ultima comparsa a Natale prolungandola fino all'Epifania. Le mete preferite degli zampognari erano le grandi città, perché più ricche, come Taranto e Bari. Se troppo presto si vedevano sfilare zampognari nei paesi dell'entroterra la gente borbottava che  la malasorte era arrivata, perché essi erano presagio di una carestia che, evidentemente, già aveva invaso le città. I suonatori di zampogne annunciavano anche l'imminente inverno, un tempo sulla Murgia rigido e nevoso, che essi avevano lasciato sui monti appenninici della Basilicata e del Molise.  Da Castelnuovo al Volturno, città del Molise,  giungeva sempre  in Valle d'Itria un anziano zampognaro ultraottantenne, Giuseppe Rufo,  che girovagava per le città suonando "a cappello", ossia accettando offerte da bottegai e dalle case nelle vie che percorreva. 
La tradizione degli zampognari di suonare nei presepi viventi  e davanti alle chiese la notte di Natale è invece di origine campana, ora diffusa anche nelle altre regioni d'Italia.

Nei secoli scorsi, fino al Novecento, gli zampognari erano pastori che, d'inverno col freddo rigido, per racimolare qualche soldo visitavano le città e suonando con zampogne e ciaramelle intonavano melodie natalizie. Essi imparavano a suonare sui monti, fin da piccoli, con gli animali al pascolo, esercitandosi   con zampogne, ciaramelle e flauti. Il repertorio non era solo quello natalizio, anzi talvolta era arricchito da pastorali, giaculatorie e storie popolari musicate e cantate.

Perché gli zampognari sono associati al Natale?
Nella mitologia classica si racconta del Dio Pan che abitava la regione greca Arcadia, popolata da Satiri e pastori che durante il solstizio d'inverno, periodo coincidente con il periodo natalizio,  per salutare la rinascita del Sole  suonavano in corteo i loro strumenti a fiato, somiglianti a flauti e zampogne.   In seguito il cattolicesimo ha voluto associare la figura dello zampognaro al Natale. Si racconta , infatti, che fu san Francesco d'Assisi a volere nel suo Presepe vivente di Greggio tra i figuranti alcuni pastori suonatori di zampogne. L'abbigliamento tipico degli zampognari è composto da camicie a quadretti in flanella, pantaloni e panciotto di velluto, gambali, foulard, guanti e cappello, con l'immancabile pellicciotto di pelle di pecora (spesso è un gilet). Sulle colline delle Murge e in Valle d'Itria la variante al pellicciotto,  più da montanaro, è il mantello scuro. Le zampogne sono caratterizzate dal suono simultaneo di due canne di bordone che emettono il suono con note fisse e di due canne che intonano la melodia (doppio chanter). L'otre, ossia la sacca d'aria della zampogna, è di pelle di capra o di pecora. Lo zampognaro prima di suonare gonfia l'otre che funge da serbatoio d'aria, consentendo in questo modo al suonatore di prendere aria senza interrompere il suono. Questa caratteristica dello strumento garantisce una melodia costante e soprattutto non richiede grandi capacità toraciche, ecco perché riescono a suonarlo anche giovani fanciulli.

Ogni anno nelle città della Valle d'Itria si rinnova la venuta degli zampognari dall'Immacolata all'Epifania.  Coppie di suonatori, girovagando per città e campagne, suonano davanti alle chiese la notte di Natale e nei presepi viventi tra i trulli. Spesso nelle piazze paesane si aggregano agli zampognari suonatori di canti popolari, che con tamburelli e nacchere coinvolgono le folle ballando le tradizionali pizziche e tarantelle.  



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